Qualche spunto per capire il valore del bosco (di Paola e Vincenzo)

26 marzo 2023

Marcello Mastrorilli – già Dirigente di Ricerca CREA

Qualche spunto per capire il valore del bosco (di Paola e Vincenzo)

1) La data

L’evento di oggi capita 110 giorni dopo il 6 dicembre. Siamo all’inizio della primavera, dopo la giornata mondiale delle foreste (21 aprile), quella mondiale dell’acqua (22 marzo), quella mondiale della meteorologia (23 marzo). E oggi? Oggi è la giornata di Masseria Recupa di Scardinale per gli alberi piantati da Paola e Vincenzo. 

La parola piantare deriva dal latino “pàngere”, che in italiano si avvicina alla parola impìngere, spingere, ficcare. Piantare nel terreno. La radice indo-europea della parola pàngere, PIANTARE, è la stessa delle parole PAESAGGIO, PATTO, PACE. Sono tre parole belle che rappresentano bene ilgesto di oggi, quello di piantare questi alberi.

2) Già dirigente di ricerca del CREA. 

Il CREA fa parte della rete di ricerca del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. CREA significa Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi della economia agraria. 

Ho fatto la mia carriera nel centro di ricerca Agricoltura e Ambiente e mi sono sempre occupato dell’acqua. Adesso sono pensionato. In questa giornata dedicata agli alberi piantati da Paola e Vincenzo posso dirvi che gli alberi vivono grazie all’acqua. Senz’acqua niente foglie per la fotosintesi né radici per il controllo del dissesto idrologico. Qui tutto intorno fino a due secoli fa c’era foresta. Oggi celebriamo il ritorno di un bosco. Una cattedrale tra i campi di frumento. Uno scrigno, una sensazione di verde. Ma ci vuole l’acqua.

L’albero è una pompa d’acqua. Trasferisce l’acqua dal suolo all’atmosfera. Le particelle del suolo trattengono l’acqua contro la forza di gravità con una tensione negativa (rispetto alla pressione atmosferica) di pochi Pascal. Nell’aria esterna l’acqua è a potenziali relativamente elevati, tra -10 MPa (se fuori è umido) e -100 MPa. L’albero dalle radici alle foglie forma un continuum di acqua. Questa colonna di acqua si trova a potenziali diversi con un gradiente regolare dalle radici alle foglie, dal suolo all’atmosfera. Una molecola di acqua si sposta perché sottoposta a una forza maggiore. Quindi l’acqua va dal suolo (dove la pressione dell’acqua è bassa) e si trasferisce nell’atmosfera attraverso gli stomi. Quando c’è la luce gli stomi cedono l’acqua sotto forma di vapore all’atmosfera e catturano la CO2 dell’atmosfera. Questo scambio di gas può avvenire solo se gli stomi sono aperti. Gli stomi di giorno si aprono se le due cellule che delimitano ogni stoma sono turgide.  La turgidità delle cellule dipende dal contenuto di acqua dei tessuti vegetali. Quindi se il suolo è secco gli stomi restano chiusi. Chiudendo gli stomi l’albero evita lo stress idrico, ma non assimila CO2 e non si accresce.

Per avviare l’attecchimento di questi alberi serve idratare il suolo: quindi a Gravina in Puglia serve l’irrigazione. Almeno nei primi anni gli alberi avranno bisogno del soccorso irriguo, poi le radici dell’albero si approfondiranno e andranno a cercarsi l’acqua negli strati più profondi del suolo che sono più umidi. E poi le ife fungine micorrizeranno il sistema radicale. I funghi, in cambio di un po’ di carbonio fornito dagli essudati radicali alimenteranno l’albero di acqua e elementi minerali. Quando il suolo riprenderà la sua funzionalità idraulica e microbiologica, Vincenzo e Paola potranno affrancarsi dalla irrigazione. Vedranno il suolo coprirsi di foglie e di muschi che servono ad attutire la forza della pioggia battente e impedire che sulla superficie del suolo si formi una crosta impermeabile all’acqua di pioggia. Lo strato di foglie e muschi sulla superficie del suolo favorisce l’infiltrazione di acqua nel suolo e evita l’evaporazione dell’acqua contenuta negli strati più profondi del suolo. Contemporaneamente sulla chioma degli alberi si innescherà il piccolo ciclo idrologico. Ovvero il vapor d’acqua dell’aria a contatto con una superficie più fredda condensa. La chioma dell’albero è più fredda dell’aria. A contatto con una parete fredda l’acqua passa di stato e da gas (il vapor d’acqua) si fa liquida (la rugiada). Il vapore acqueo dell’aria condensando forma le gocce che dalle foglie precipitano al suolo. Quindi gli alberi producono una piccola pioggia. Oggi Paola e Vincenzo devono irrigare gli alberi, ma domani gli alberi fabbricheranno la pioggia che utilizzeranno per il loro sostentamento e per rinfrancare chi si mette sotto la loro chioma. 

Non voglio andare oltre con la fisiologia delle piante, il microclima e la gestione sostenibile dell’acqua. Passo oltre.

3) Suggestioni da pensionato

Occuparsi di questi alberi è passare parte della vita in uno spazio che diventerà un bosco-giardino. Un’esperienza più coinvolgente di quanto si possa immaginare. 

Impiantare un bosco significa semplificare e accelerare quello che avviene in natura. E ricordarsi che il bosco ha bisogno di cure continue. In Italia sono raddoppiate le aree a verde pubblico. Sono state progettate strutture ambiziose, ma non sono state previste risorse per la manutenzione del verde. L’Italia tra i tanti Santi, Poeti e Navigatori deve annoverare ottimi progettisti. Ma ci mancanole figure professionali indispensabili per le architetture verdi. La sorte di un bosco artificiale è segnata se mancano i boscaioli, le persone in grado di usare forbici senza distruggere. Le potature ci vogliono per far crescere meglio gli alberi. La sorveglianza del boscaiolo ci vuole per diagnosticare per tempo malattie e intervenire con rapidità, per gestire la flora avventizia senza distruggere le radici degli alberi o l’equilibrio fra le essenze spontanee. Nessun bosco sopravvive senza manutenzione.

Questi alberi hanno la loro funzione e soprattutto una loro personalità. Qua sotto non c’è posto per giostre o altre cose orribili. Questo bosco-giardino non avrà bisogno di null’altro. Sin d’ora ha già la sua dignità e la sua vocazione. Sotto questi alberi non ci va un grottesco barbecue o una vasca idromassaggio dove l’acqua avrebbe un colore innaturale che confligge col contesto. 

A voler essere brutale, il vostro bosco-giardino non serve a niente! Rientra tra le cose superflue!

Ma se lo avete voluto a qualcosa vi servirà. Sarà lo strumento per recuperare lo sguardo non materialistico al territorio e alle cose del mondo. Voi conoscete bene i danni che il culto ossessivo dell’utile produce nella società umana. Ammesso, ma non concesso, che abbiate soddisfatto i beni necessari, il vero problema adesso diventa: che ne facciamo del superfluo che abbiamo?

Facciamo un bosco-giardino! Questo bosco-giardino è il testimone dei vostri sentimenti e delle vostre aspirazioni. Sogni incatenati, intrisi di arte e poesia. Questi alberi si identificano con la Storia delle vostre idee, col modo di vivere insieme, con la vostra economia familiare, col vostro gusto, con la vostra capacità organizzativa. Ve ne potevate andare a Rosa Marina o a Quasano. Invece avete preferito un luogo più complicato e meno banale.

La società dell’immagine e degli effetti speciali avrà facilmente la meglio su questi quattro alberi. Nonostante questi quattro alberi siano uno spettacolo dal vero. Anche una spettacolare papaverata qua sotto apparirà una cosa modesta a confronto di quanto si crea artificialmente con gli effetti speciali. Ma i vostri sogni sono alimentati da altre immagini. Un bosco-giardino è il posto per meravigliare gli uomini disincantati del nostro tempo.

Questo bosco-giardino è costruito sulla base di una incertezza ricorrente: a cosa serve? L’unica cosa certa è la consapevolezza che esso – come ogni forma di verde – contribuirà a migliorare la qualità dell’aria che respiriamo, a rendere meno inquinato il posto dove stiamo, sarà utile per svolgere attività fisiche, per far giocare i bimbi, per le chiacchierate dei vecchi. Non si può pretendere altro da questi quattro alberi. Non fraintendiamo: mica è una foresta questa! Questo era un posto dove si lavorava. Non dobbiamo perdere la memoria di quello che si faceva qui. Bisogna tornare a riflettere sulla masseria che si trovava qui, un microscopico borgo rurale. Vivere in masseria o in un borgo rurale ha ancora un ruolo importante per tutti noi. Noi che abbiamo scelto di vivere in città, con tutto quello che comporta. In città subiamo ingenti danni e mutilazioni, a cominciare da quelli ai sensi. La troppa luce delle città danneggia la vista. Il troppo rumore ci rende sordi. Stiamo perdendo anche gli altri sensi, l’olfatto e il tatto. Del gusto non parliamone proprio.

Questi alberi servono a esistere in un mondo diverso e separato, in un mondo a parte. È il posto dove la mente e il corpo si liberano dalle tensioni quotidiane e soprattutto scopriamo i ritmi delle stagioni e della natura.

Questo è un luogo di cura e dovrà svolgere questo compito. Servirà a recuperare pensieri più limpidi e vigore ai sensi. Un luogo profumato, ricco di ombre e silenzi. Questo bosco-giardino ha le stesse funzioni di una SPA, delle terme romane o degli hammam mediorientali. Oltre ad essere centri di igiene e di benessere del corpo e della mente, questi sono luoghi per consolidare relazioni sociali e rapporti personali. Il vostro bosco-giardino è un microcosmo dotato di un particolare microclima, di un’atmosfera diversa da quella dove si vive abitualmente. 

Quattro alberi. Un bosco necessariamente limitato. In esso i ritmi della vita sono diversi perché si dà importanza a cose che non hanno rilevanza in altri luoghi. Qua si bada al profumo dei fiori, al colore delle foglie. Questo posto deve creare spaesamento e merita di essere vissuto per questo effetto. 

Questo bosco-giardino non è Natura. Forse è un posto di addestramento per riconciliarsi con la dimensione naturale. La Natura incontaminata non c’è più nel nostro Pianeta. Questo bosco-giardino è una strategia che punta a difendere uno spazio particolare, una modalità di vivere che è andata persa. Un’oasi, visto che tutto il Pianeta è stato colonizzato. Un posto per trascorrere alcune stagioni della vita. Un posto per recuperare energie fisiche e intellettuali per tornare indietro o per iniziare un viaggio verso una nuova città. In nessuna oasi si può vivere per sempre. Ci si ritempra e si riparte.

Conviene ricordare che tra gli spazi che sono oggi minacciati dalla globalizzazione c’è anche questo bosco-giardino. E deve essere difeso : ce n’est pas qu’au début on continue à se battre !

Marcello

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