Sui boschi, sulle foreste e sul nostro prossimo futuro.

Riprendo l’articolo pubblicato oggi sull’editoriale del Corriere del mezzogiorno – Puglia di Fabio Modesti e segnalatomi da Saverio, un amico .

Modesti parla dell’azione informativa attivata da comunicatori e uffici stampa in merito alle tematiche green; precisa che è una comunicazione che non lascia traccia alcuna sulla coscienza collettiva in quanto tali informazioni sono trattate alla stregua delle notizie residuali e probabilmente non viene analizzato a fondo il cuore del problema che risiede proprio nel modo di concepire la nostra esistenza.

Inoltre, al di là dei proclami e della celebrazione delle giornate dedicate a temi quali l’acqua o le foreste, le azioni attivate o sono inefficaci o non prevedono attività continuative di gestione (si pensi agli alberi piantumati e poi non più curati).

Modesti ci comunica il proprio pessimismo su un’azione di rimedio o di adattamento alla crisi climatica di effettivo successo e agli impatti che questa crisi sta avendo o che avrà nel prossimo futuro sulle nostre più semplici azioni quotidiane: dalla possibilità’ di irrigare i campi o di abbeverare le greggi fino all’abitudine di fare una doccia nella propria abitazione.

Come non essere d’accordo con Modesti: l’impressione è di trovarsi sul set del film “Don’t look up” dove, di fonte al un pericolo imminente, l’umanità continua a comportarsi come se il pericolo non esistesse fino a al momento del tragico epilogo finale.

In realtà qualcuno vicino a noi si sta attivando: la Comunità Europea, consapevole che il cuore del problema sta nel nostro sistema economico e nel modo in cui opera; sta emendando una normativa elefantiaca allo scopo di indirizzare i flussi finanziari verso quelle organizzazioni economiche più virtuose in tema di sostenibilità . Tuttavia, supponendo di non aver sbagliato direzione (Maurizio Pallante e Serge Latouche sono detrattori di questo approccio), i compromessi accettati , la complessità della normativa emanata e i lunghi tempi di attuazione non fanno ben sperare in un risultato efficace in tempi brevi.

In realtà sembrerebbe che non ci rimane molto tempo per rimediare ad una situazione che noi stessi abbiamo creato. Dovremmo rimanere vigili di fronte a una tale situazione ed essere pronti ad affrontare le emergenze. Ma guardando a quello che sta succedendo con i flussi migratori abbiamo altri segnali che nonostante le cooperazioni e gli scambi internazionali siamo nel caos totale a discapito dei più bisognosi. I proclami politici o i greenwashing delle aziende private sono inutili e dannosi.
Dovremmo renderci conto che qui si sta parlando seriamente del nostro futuro e delle condizioni in cui ci troveremo a vivere in domani vicinissimo.

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